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Il Borgo

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Iniziamo il breve itinerario guardando la lunga fila di abitazioni che si affacciano sulla Piazza Castello; al centro sorge la "ex casa Rovelli", ricca dimora settecentesca, che ha il fronte d’ingresso sul lato opposto.
Di fianco, la Via Carlo Alberto apre uno squarcio suggestivo sull’Oratorio della Santissima Trinità (battuti rossi, dal colore della cappa dei Confratelli). Anche qui si conservava un Trittico di F. Boxilio, del 1507, venduto a fine ‘800 e acquistato dalla Provincia di Alessandria nel 1996.
Svoltiamo a sinistra sulla via omonima, interna al recetto. La casa accanto alla chiesa era l’ospedale dei pellegrini, nel ‘600.

Più avanti troviamo il Pozzo della Borlasca, che ha dato il nome al paese. Il manufatto fu distrutto durante i lavori di demolizione dell’isolato su cui sorge un vasto caseggiato a più piani.
Sulla sinistra vediamo l’abside e il campaniletto dell’Oratorio dell’Assunta (battuti bianchi, dal colore della cappa dei Confratelli, che nel 1606 possedevano un monte frumentario). La facciata dà sulla piazza: da questo punto si ha una visione completa della caratteristica "passeggiata" di Pozzolo: quante "vasche" si fanno nella bella stagione!

Per i Pozzolesi "la piazza" è tutto: passeggio, mercato e pettegolezzo (il c.d. "cèt"). La Pro Loco l’ha scelta per la caratteristica manifestazione annuale "Metti una sera.... Montmartre".
Portiamoci al centro: sulla destra sorge il Monumento ai Caduti dello scultore Pietro Lagostena, entro un emiciclo con giardino. Sul lato c’era il Palazzo della Dogana, dove ora si eleva un vasto edificio a diversi piani.

Alla nostra sinistra una bella casa a verande e archetti e, di fronte a noi, il Palazzo Morando, che nel secolo scorso ospitò Goffredo Mameli.
Sulla Piazza Italia una scalinata porta alla Parrocchia di San Martino. Il primo documento che ne fa menzione è tardivo rispetto alla diffusione del culto del santo vescovo di Tours, che risale almeno all’età carolingia: solo nel 1196 una bolla papale conferma l’esistenza della Chiesa di San Martino del Gazzo.
Nella curtis, poche case strette intorno al pozzo della Borlasca e ancora prive di cinta bastionata, sorgeva una chiesa campestre dedicata al Santo. Il sacro edificio fu più volte ricostruito; nel secolo XVII e XVIII aveva la facciata rivolta al castello. La chiesa del XIX secolo, di cui si conserva la documentazione fotografica, l’aveva invece rivolta verso la piazza. Interamente riedificata all’inizio del ‘900 presenta una facciata romanica e l’interno neobizantino a tre navate.
Nella 3ª cappella sinistra, statua del Santo e, alla sua destra, una tavola raffigurante Sant’Alessandro Sauli.
Nell’ultima cappella sinistra statua policroma ottocentesca dell’Addolorata, detta popolarmente "'a Madona der sèt cutlà".

In fondo alla piazza s’intravede la guardiola che chiudeva il recetto a nord. Si può osservare meglio da Via Principe Oddone e immaginare il muro che correva sulla scarpata fino al Castello.
Prima di tornare verso la piazza si consiglia di inoltrarsi in Via Cottolengo e guardare le scalette che portano verso le case, alte sulla terrazza, "dietro gli orti", con l’antico nome della strada.
In Via Roma, 50 metri a sud della piazza, troviamo il sagrato di San Nicolò, delimitato da ippocastani. A sinistra il busto di Don Bosco.
Anche la chiesa di San Nicolò è molto antica, ma non si ha notizia della sua fondazione; il culto del Santo si diffuse in tutta l’Europa in seguito al trasporto del suo corpo da Mira a Bari (1087).
Nel 1211 le parrocchie erano due: San Martino e San Marziano, fuori dalle mura. Successivamente il titolo passò a San Nicolò.

Sulla facciata ai lati del portale, gli affreschi del pittore P. Vignoli raffigurano San Marziano e San Nicolò. All’interno due pregevoli tele del ‘700: S. Nicolò in gloria, di Paolo Borroni, sopra gli stalli del coro, e Santa Caterina, di G. B. Chiappè, nella 3ª cappella a destra.
All’esterno, sul fianco della Chiesa (in Via Roma) è incastonata una Stele marmorea romana del I sec. d.C. e sul lato cortile è murata una lapide del 1850 che ricorda la ricostruzione della chiesa di san Marziano.
Oltre il passaggio livello, presso il Camposanto, troviamo la Chiesa di Nostra Signora delle Ghiare o di San Sebastiano, riaperta al culto nel 1974. E’ la più antica di Pozzolo, sorta su una preesistente cappella dedicata a San Michele Arcangelo, il Santo venerato dai Longobardi.
Qui sorse il monastero femminile di Sancta Maria Vallis Clarae che nel secolo dopo passò ai padri Agostiniani fino alla soppressione napoleonica. La chiesa tornò al comune e il convento fu demolito. Successivamente restaurato l'originale edificio romanico fu ampliato con affreschi e finiture di pregio. Gli Affreschi delle Ghiare furono strappati e trasferiti in Comune dove oggi sono visibili nella sala del consiglio.
Oltre la chiesa, per la piana assolata, gli sparsi casali testimoniano un’intensa vita agricola specialmente del tempo andato, allorché tutt’intorno si stendevano vigneti a perdita d’occhio che davano storici vini quali nerello, bacò, moretto, croatina e cenerina; per l’agro fraschetano c’è ancora qualche bettola amica, dove si può trovare il sapore del tempo.

Nella campagna sopravvivono file solitarie di gelsi, memoria di una antica tradizione lavorativa: l’allevamento del baco da seta che risale a molti secoli addietro.
Una particolarità dell’architettura spontanea che caratterizza l’aspetto della zona pozzolese è certamente la casa in terra battuta, detta anticamente "Trunere", modellata con un impasto di rossa gleba locale.


Note:
¹ La scultura di legno policromo raffigurante la Madonna col Bambino di scultore spagnolo (sec. XV?), è descritta nel volume "Storia, Arte e restauri nel Tortonese", edito dalla Banca Cassa di Risparmio di Tortona, che ha finanziato il restauro dell’opera.
² A km. 6 verso Tortona si consiglia la visita dell’insigne monumento che racchiude preziose testimonianze pittoriche dei Boxilio ( sec. XV).
³ Il culto del Santo e la storica "processione degli scalzi": fino al secolo scorso i Pozzolesi, salvi da una pestilenza che sul finire del ‘500 si era fermata a Tortona, elessero San Sebastiano loro patrono e, per voto, peregrinarono scalzi fino a questa chiesa nel giorno della sua ricorrenza (20 gennaio).