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Le vie romane

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I Romani conquistarono l'antica Liguria, cioè il territorio compreso tra la riviera e il corso superiore del Po, con una manovra a tenaglia, seguendo due direttrici.
Sul versante tirrenico ricacciarono a nord i Liguri che si erano spinti fino alle foci dell'Arno, già in territorio Etrusco, quindi occuparono Pisa, Lucca e, dopo ancora, Genova.

Nel 173 a.C. furono debellati con crudeltà riprovate dallo stesso Senato Romano, gli Statielli della Valle Bormida che abitavano il territorio di Acqui. Nello stesso periodo furono vinti i Dectunini, appartenenti alla tribù degli Iriati.
Pochi anni dopo i villaggi di Libarna e Veleia diventarono punti strategici a difesa dell'Appennino.
Altri centri acquistarono importanza: Dertona, Valentia, >Industria

La più antica è la Via Fulvia (del 179 a.c.) che per Marengo e Forum (Villa del Foro) conduce ad Asti e qui si dirama: un tronco prosegue per Torino, l'altro piega a sud e va ad Alba e a Pollenzo.

La seconda importante strada romana è la Via Postumia (del 148 a.C.) . Nel tratto Dertona - Libarna era costituita da due tronchi: un ramo fiancheggiava la sponda destra dello Scrivia, l'altro correva lungo la riva sinistra del torrente seguendo da presso il limite est della colonizzazione romana dell'agro dertonino. Questo braccio della Postumia denominato sulle carte "Stradone dell'Imperatore" e da noi conosciuto come "Strada di Napoleone", dall'abbazia di Rivalta scende rettilineo per 1500 metri fiancheggiato dalla Roggia di terza quasi alla C.na Carcassola, quindi piega più decisamente verso sud toccando C.na Quintasca, nei cui pressi sono stati segnalati numerosi ritrovamenti di tombe, e prosegue per Bettole di Castellar Ponzano e Bettole di Pozzolo.

Continua il percorso rettilineo e, dopo aver incrociato ad una cappelletta la "strada del Mulino" (provinciale per Villa) tocca le Bettole di Novi. Anche in questo tratto da Castel Busseto alla Tana, sono stati rinvenuti ipogei di tegole con lucerne, monete e urne calcaree.
La strada piega infine verso est e va ad unirsi all'altro tronco dopo aver attraversato la Scrivia al Ponte di Cassano, presso la casa - torre di San Bartolomeo .
Lo Stradone dell'Imperatore è largo in media 5 – 6 metri escluso il tratto asfaltato tra Bettole di Castellar Ponzano e Bettole di Pozzolo. E’ ora ridotto a strada di campagna, ma un tempo era una via di comunicazione assai importante: fino al 1823 vi transitava la diligenza che prestava servizio fra Milano e Genova garantendo la coincidenza con tutti i battelli a vapore del Mediterraneo.

L'ultima delle Vie Consolari romane in ordine di tempo è la Aemilia Scauri o Levata del 109 a.C. che univa Dertona a Vada Sabatia (Savona) passando per Aquae Statiellae (Acqui Terme).
La strada taglia diagonalmente l'agro dertonino e punta in direzione del Monviso (Mons Vesulus); oggi parte in prossimità della stazione ferroviaria di Rivalta Scrivia, corre ininterrotta sui suoi alti "aggeres" e, dopo un rettifilo di 6.500 metri, incrocia la Statale 35 bis dei Giovi all'altezza delle Fabbricazioni Nucleari, dove un tempo sorgeva la cascina Ostarietta. Prosegue rettilinea, ma interrotta in più punti, fino ad Acqui.

vie romaneLa strada fu restaurata da Augusto e ribattezzata Iulia Augusta, riattata da Adriano e infine da Antonino Pio. Essa è ricordata nell'Itinerarium Antonimi con la distanza di 35 miglia da Dertona ad Aquae Statiellae ed è indicata nella Tabula Peuntingeriana con la distanza di XXVII miglia, che meglio corrisponde a quella definitiva.

Ma dopo oltre duemila anni per raggiungere la città delle terme siamo costretti a seguire percorsi tortuosi. Ancora nel Medio Evo la Levata era interamente praticabile e univa l'abbazia di Rivalta con Santa Giustina di Sezzadio, che si trova lungo il percorso.

Nel tratto che fa da confine tra il Comune di Pozzolo Formigaro e quello di Bosco Marengo il fondo stradale è solidissimo e ben mantenuto; si presenta ancora elevato rispetto al terreno circostante di 60 - 70 cm. ma manca il basolato che lo ricopriva: con tutta probabilità è servito per le fondamenta delle case di terra battuta sparse per la regione del Permagù (Pratomaggiore nelle tavole dell' I.G.M.)

Almeno fin dal '400 i dotti riconobbero in questa strada levata la via di Scauro. L'umanista alessandrino Giorgio Merula (1425 - 1494) così la descrive:

"...Erigitur per campos patentes Aemilia via, quam post devictos a se Pigures Aemilius Scaurus muniri voluit …hanc recentissimi rerum scriptore antiquitatis ignari sublatam (cioè la Levà) pro sermone vulgarissimo appellant..."

Dalle sue parole, afferma il Fraccaro, parrebbe che l'identificazione della Levà con l'Aemilia Scauri spetti a lui.
L'identificazione passò nelle carte, e già il catasto del 1769 la segnava col nome di "Via Emilia della Levata", così pure la carta sarda e le tavolette dell' I.G.M. (Via Emilia detta della Levata).