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Polittico delle Ghiare

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Proviene sempre da questa zona un grandioso polittico conservato alla Walters Art Gallery di Baltimora, anch'esso, come quello di Boston, più volte accostato a Giovanni Canavesio.

Composto di 10 scomparti disposti su due ordini, è caratterizzato da una insolita presenza di San Sebastiano il quale attualmente appare replicato negli scomparti che fiancheggiano la Madonna col Bambino in duplice veste, una volta martirizzato e trafitto dalle frecce e una volta in abito cortese.
Evidenziandone il collegamento con un trittico conservato presso la Parrocchiale di Carbonara Scrivia e con i Boxilio, si è recentemente ritenuto plausibile che il dipinto americano fosse destinato a una località dell'Alessandrino o del pavese, a ridosso dell'Appennino.

Un appiglio documentario ci ha condotto a Pozzolo Formigaro, dove è stata trovata traccia storica di un polittico proveniente dalla Chiesa della Madonna delle Ghiare.
Composto di ben dieci tavole, corredato da una ricca cornice e dedicato a San Sebastiano, il dipinto, venduto all'antiquario Ambrogio Spirito nel 1882 per 1150 lire, secondo l'interpretazione che ha dato Carlenrica Spantigati, di una notizia erroneamente riportata da Vesme, sembrava coincidere con il polittico di Baltimora, la cui più antica traccia documentaria risaliva solo al 1897, quando fu segnalato nella collezione romana di Marcello Massarenti.(69)

Una precisa descrizione ottocentesca permette oggi non solo di confermare tale provenienza, ma di fissare al 1494 la data della sua esecuzione; (70)

" … Nella chiesa di quel cimitero - scrive infatti nel 1842 Luciano Scarabelli - appesa alla parete sinistra, è una tavola antica divisa per arabeschi intagliati in due piani e in dieci scompartimenti. Non ho potuto leggere il nome del pittore perché nella campagna di Joubert fu alquanto offesa da' soldati, ma l'anno è chiarissimo 1494, proprio in cifre arabiche, sebbene in quel carattere che noi diciamo gotico o moresco … ". (71)

Come si è già accennato, stretti rapporti di dipendenza collegano al dipinto di Baltimora un trittico della chiesa di San Martino a Carbonara Scrivia, datato, grazie a un inscrizione frammentaria, negli anni Novanta, ma certamente posteriore al 1494 e forse ascrivibile alla stessa mano, nonostante un vistoso calo di qualità.
L'attività di questo maestro nell'Alessandrino non fu quindi certamente sporadica, come dimostrano le connessioni evidenti con Manfredino Boxilio.
Le fisionomie appuntite, dalla fronte bassa, gli ampi mantelli bordati d'oro si ritrovano ancora in un trittico di ubicazione ignota raffigurante la Madonna in trono con Bambino tra i Santi Rocco e Nicola firmato e datato 1495 da Manfredino Boxilio.
Accanto alla familiarità con i Boxilio, sembra aver contato, per questo anonimo pittore, la conoscenza delle prime opere di Giovanni Mazone, forse viste nell'Alessandrino, sempre che tale fase possa essere identificata, come credo, nel catalogo del cosiddetto Maestro dell'Annunciazione del Monte.

PolitticoScarabelli passa poi a identificare i soggetti dai singoli pannelli.

" … Nella più alta parte vi è l'Eterno Padre con a destra S. Caterina e un Cardinale che non sarebbe identificabile in San Gerolamo per la palma che egli porta del martirio (l'autore equivoca interpretando come palma del martirio la penna che San Gerolamo tiene in mano).
Sulla sinistra invece un vescovo e una martire elegantemente vestita. Nella parte inferiore e parimenti sedente, ma in dimensioni molto alte, è la Vergine coronata, vestita di verde, coperta il capo e le spalle e giù tutto il dosso e la destra parte sino alle piante da un ricchissimo drappo.
Nudo di tutto il torso è il bambino che le sta seduto sulla destra coscia, e si trastulla con un passerino, mentre la madre lo riguarda dal cadere con la sua dritta. Alla sua destra San Sebastiano alla colonna e Santa Marta in abito monacale.
Sull'altro lato un personaggio togato color violetto con lancia e corazza, di fermo un soldato, ma quale non so e Santa Maria Maddalena …".

Rispetto ai nomi santi suggeriti dalle iscrizioni oggi presenti sulle aureole ci sono quindi delle discordanze, tanto più sospette in quanto le attuali identificazioni presentano delle incongruenze.
Come rileva anche Aldo Galli, il personaggio sulla destra è certamente la Maddalena, non Chiara da Montefalco, e il personaggio che la affianca non può essere San Sebastiano, già presente in posizione speculare.
Molto probabilmente l'intero fondo oro fu rifatto quando il polittico passò sul mercato, introducendo devozioni che potessero accreditare l'origine centro - italiana del dipinto: nella collezione Massarenti questo era considerato infatti di scuola toscana dell'inizio del Quattrocento e con tale attribuzione passò alla Walters Art Gallery di Baltimora.
Un lacerto del fondo originale mi pare sopravviva solo sopra la testa di San Sebastiano .
Presenta qualche discrepanza rispetto alla descrizione di Scarabelli anche l'aspetto attuale della cornice, che dovette quindi essere almeno rimaneggiata nella stessa occasione.

"… La tavola è quadrata, e la sormonta una cimasa di guglie traforate, impennacchiate a gigli. Archi e rosette, contornati di foglie e di volute posano sopra una cornice che serve di trabeazione alle nicchie nelle quali stanno dipinte le figure. Le nicchie finiscono in arco da cui pendono dei listelli rientranti, ed i pennacchi degli archi delle nicchie sono frastagliati a simmetria. Fascette di verghe interrotte al mutar del piano da capitelli dorici dividono le nicchie e salgono sino alle mazze che infilate ad amigdagoli sorgono nella cimasa tra le guglie … ".

(L. Scarabelli 1843, pp. 259 - 260)

Note:
# (69) Schede Vesme, 1963 -1982 Vol. IV, 1982, pp.1671e 1702; F.Zeri,1976, pp.286 - 288.
# (70) Il rinvenimento della descrizione e l'identificazione dell'opera si devono ad Aldo Galli, che ne ha gentilmente permesso la pubblicazione (lettera del gennaio 1996 a Giovanni Romano).
# (71) L. Scarabelli - ad un genovese (1842), in L .Scarabelli, Opuscoli artistici, morali scientifici e letterari di Luciano Scarabelli, Piacenza 1843, pp. 258 - 262 .