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La Chiesa di San Martino Vescovo

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La primitiva chiesa di S. Martino è, per fondazione, prossima all’anno mille e la sua nascita si può collegare ai primi momenti di vita del borgo.
Già in un documento datato 11 luglio 1196, Papa Celestino III (1191 - 1198) fa menzione di S. Martino del Gazzo (da radium bosco ad indicare il territorio della frascheta). Di quella chiesa sappiamo che era sita fuori le mura e che doveva servire anche da ricovero per i pellegrini.
Sappiamo anche, che nell’anno 1211 a farle compagnia era la chiesa parrocchiale di S. Marziano, sita nei pressi dell’attuale Cascina S. Marziano e oggi scomparsa.
Negli anni successivi il borgo s’ingrandisce e S. Martino viene a trovarsi entro le mura con la facciata probabilmente volta verso il castello, come risulta per certo da un documento datato 1579.
Nel 1605 si provvede alla costruzione della canonica e nel 1808 iniziano i lavori che portano a un radicale rifacimento della facciata che viene spostata sul lato attuale. Questa, doveva essere l’ultima traversia architettonica di rilievo subita da S. Martino nel sec. XIX. Altre ristrutturazioni di minore entità furono successivamente apportate dal parroco Montemanni.
In realtà nessuna soluzione radicale era stata apportata per migliorare l’estetica della chiesa, che continuava ad avere un tono dimesso ed irregolare nelle proporzioni interne ed esterne. Tutto ciò fu il preludio che portò, cinquant’anni dopo, alla sua demolizione. Così l’8 maggio 1904 hanno inizio i lavori di demolizione del vecchio tempio che porteranno alla realizzazione dell’attuale edificio costruito in stile Bizantino.
Oggi, la facciata in mattoni scoperti, mostra la direzione delle tre navate, la centrale più alta, con tetto a capanna, decorato ad archetti; le laterali a spiovente. Sulla gradinata si aprono tre ingressi. Il centrale ha un protiro ad una sola colonna e sorregge una tribuna con balaustra, da dove un tempo si mostravano le reliquie ai fedeli.
Le due navate presentano una successione di cinque cappelle affrescate per la maggior parte dal pittore Beroggio di Torino, cui fu affidato l’ornamento del tempio. Sul catino absidale sono stati dipinti dall’Arneri (sotto la direzione del Beroggio) momenti della vita di S. Martino, con ricca disposizione di figure ed allegorie.
Possiamo dividere l’abside in tre zone: nella prima da sinistra a destra si susseguono gli episodi di Martino Catecumeno, soldato e mentre taglia il mantello. Quindi il suo ministero pastorale alla presenza di Re e popolo, la risurrezione dei tre bimbi morti e, infine, la vittoria di S. Martino sul paganesimo e sulle eresie. Nella seconda zona si vede il santo ascendere al Paradiso e nella terza zona è la visione del Paradiso simboleggiata dalla S. Trinità.
Nell’edificio (III cappella a sinistra) sono conservate due tele settecentesche, recentemente restaurate e provenienti dall’Oratorio dei Rossi, rappresentanti l’una il martirio di S. Bartolomeo e l’altra una Madonna con Bambino.
Nella IV Cappella a Sinistra, sono visibili due pregevoli pitture su legno (‘700?) rappresentanti, quella di destra, S. Giovanni Battista (riconoscibile dall’Ecce Agnus Dei con cui indicò ai suoi discepoli il Cristo) e, quella di sinistra, San Paolo (nell’iconografia classica che lo ritrae stringente una spada, simbolo della sua predicazione incisiva e del suo passato di soldato romano).

Cenni su San Martino
Martino nacque in Pannonia, l’odierna Ungheria, nel 316; era figlio di un ufficiale romano e fu educato nella città di Pavia, dove passò la sua infanzia fino all’arruolamento nella guardia imperiale all’età di quindici anni.
A scuola Martino prese i contatti con i primi cristiani e iniziò a frequentare con assiduità le assemblee cristiane. La sua umiltà e la sua carità hanno dato vita ad alcune leggende tra cui quella in cui Martino incontrò un povero al quale donò metà del suo mantello.
Fu a Poiters, a Milano e in Liguria (presso l’isola Gallinara).
Essendo vacante la diocesi di Tours nel 372 venne consacrato vescovo per unanime consenso di popolo.
Resse la diocesi per ben 27 anni e stremato dalla sofferenza e dalle fatiche morì a Candes l’11 di novembre dell’anno 397.
Nell’iconografia San Martino è raffigurato sul cavallo mentre taglia il suo mantello; in Francia, nelle chiese a lui dedicate, è rappresentato come vescovo che distribuisce elemosine ai poveri.